Rapporto debito PIL: ecco quello che devi assolutamente sapere

Rapporto debito PIL? E’ bene che ti chiarisca le idee su questo tema perché è uno dei problemi economici storici dell’Italia su cui si confrontano i partiti politici (con insuccesso) da decenni e decenni. Se ti stai muovendo nella formazione economica universitaria e post-universitaria o se vuoi diventare professionista di questo settore, ecco una guida che ti servirà a mettere a fuoco i concetti chiave e ad avere una partenza importante per decidere se e cosa approfondire poi. Partiamo dal fatto che l’economia si divide tra micro (imprese e privati) e macro (massimi sistemi e nazioni) e capiamo che il PIL rientra in questa seconda divisione. E’ bene che fissiamo con te le definizioni di tutto e come questi concetti possano entrarti in testa grazie ad una serie di master precipui che l’università Niccolò Cusano ti offre. Buona lettura.

Il rapporto Debito PIL cos’è?

Si tratta di uno di quegli indicatori che sembra essere primario nella scala dei valori degli analisti e degli esperti di Economia. Perché il rapporto tra debito pubblico di uno Stato e il suo prodotto interno lordo sia così importante, però, va davvero compreso.

Perché è un ottimo strumento per misurare lo “stato di salute” di un Paese, soprattutto da quando, in base al Patto di stabilità e crescita, gli Stati dell’Unione monetaria sono tenuti a mantenere tale rapporto entro il limite del 60%.

E se si sfora questa percentuale? I bilanci dello Stato che cade in questa falla devono poi essere approvati. La logica, d’altronde, non è peregrina. Si tratta di una lancetta che indica a tutta l’Europa quanto il debito dell’Italia (per entrare nel nostro specifico) pesi sulle finanze della stessa.

Così politici, economisti e giornalisti di finanza sanno quanto un paese debba restituire ai suoi creditori, cioè a tutti coloro che hanno acquistato titoli di Stato.

Differenze col deficit PIL

Definire il rapporto Debito PIL ha bisogno di un lavoro anche “in negativo” e cioè stabilendo determinati confini.

Occorre innanzitutto fare una distinzione dal deficit pubblico che “misura la differenza tra il gettito in entrata e le spese pubbliche sostenute e che, secondo i parametri UE, deve rimanere al di sotto del 3% del PIL, anche se pochi sono i paesi virtuosi in grado di rispettare tale limite”.

Certo, per correttezza e completezza di informazione, va detto che c’è un legame forte tra le due voci perché, se c’e deficit pubblico, vuol dire che lo Stato ha speso più di quanto ha incassato e, per farlo, ha dovuto ricorrere al debito pubblico.

Quindi? Tutto questo significa che c’è stato un aumento del debito pubblico, dal momento che non sono stati emessi titoli obbligazioni o imposte tasse sufficienti per andare a pareggio.

Compresa questa importante distinzione, entriamo nel tema.

Il debito misura uno “stock”, e cioè una quantità calcolata in un preciso momento e che può, come spesso avviene, accumularsi nel tempo.

Il Pil, invece, misura una grandezza flusso e corrisponde al valore totale delle operazioni durante un intervallo di tempo preso come unità di misura.  Tecnicamente misura la produttività di un paese quantificandone il valore dei beni e servizi prodotti in un determinato periodo.

Ecco perché mettere a confronto debito e PIL può portare ad analisi ambigue e inconcludenti che possono anche mentire.

Eppure interessa a molti  il poter misurare la capacità che ha uno Stato di ripagare il proprio debito.

Spiega quanto è forte l’economia di un paese, quanto ci sia modo di riuscire a saldare parte del debito pubblico.

L’importanza del rapporto debito PIL

Il tema è complesso ed ha un margine fumoso che non aiuta la studente a dare il giusto peso a questo valore. Gli economisti, d’altronde,  non hanno modo di indicare precisamente al raggiungimento di quale soglia diventi concreto il rischio di una crisi finanziaria.

Non è poco.  Ma perché?

Aassume grande rilievo una cosa che gli esperti definiscono “illusione finanziaria”. Di che si tratta? Se i sottoscrittori, soprattutto quelli stranieri, avvertono la sensazione che il debito possa sfuggire al controllo del governo, non saranno più disposti ad affidare i loro capitali a quello Stato, creando così improvvise crisi di sfiducia.

La salvezza di uno Stato dall’illusione finanziaria arriva dal Governo che deve sempre bilanciare il valore con norme più rigide che diminuiscano l’ammontare del debito con idee che rilancino la produttività del paese e lo sviluppo economico.

Se trovi tutto questo stimolante, devi sapere che una formazione ad hoc sarebbe perfetta per te perché certe professioni sono molto richieste.

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Continuando l’analisi del tema della guida c’è una distinzione ulteriore che ti sarà utile.

Debito pubblicoIl debito pubblico in generale

Secondo Wikipedia, questa è la definizione di debito pubblico:

“E’ il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti economici nazionali o esteri (quali individui, imprese, banche o Stati esteri) che hanno sottoscritto un credito allo Stato nell’acquisizione di obbligazioni o titoli di stato (in Italia BOT, BTP, CCT, CTZ e altri) destinati a coprire il fabbisogno monetario di cassa statale, ovvero l’eventuale deficit pubblico cumulato nel bilancio dello Stato, e la copertura degli interessi”.

Il debito pubblico in Italia

Se trasliamo questa definizione economica del debito pubblico nella situazione nostrana, c’è da constatare che anche nel 2018 è stata registrata una crescita del valore.

Dal Bollettino Statistico mensile elaborato da Bankitalia, infatti, si apprende che a maggio scorso, il debito pubblico si è attestato a oltre 2.327 miliardi di euro, rispetto ai quasi 2.313 miliardi del mese precedente e ai 2.263 miliardi di fine 2017. 

L’aumento del debito pubblico in Italia in un mese è stato pari a 9,3 miliardi di euro!

Il debito pubblico in Germania

Il confronto tra debiti pubblici in Italia e Germania, chiudendo il cerchio, è quasi deprimente.

Il rapporto debito PIL della Germania è, infatti, calato dall’81%, toccato al picco della Grande Crisi nel 2012, al 65,25% previsto per quest’anno. E se tutto andrà come programmato dalla Merkel, nel 2020 scenderà sotto la soglia del 60% portandosi al 58,4 per cento.

L’ex Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica ed ex direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo monetario internazionale Carlo Cottarelli (ora Direttore dell’Osservatorio conti pubblici all’Università Cattolica di Milano) su questo tema dice:

“Siamo nella stessa area monetaria, ma invece di convergere stiamo divergendo. È un fenomeno che può portare a due valutazioni speculari: si può dire che siamo così diversi che non dovremmo stare insieme in un’unica area monetaria. Uscire dall’area euro sarebbe però così traumatico che dovremmo concludere, invece, che non possiamo far finta di vivere in due pianeti diversi”.

Debito pubblico in Germania

 

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